martedì 2 febbraio 2016

Vivekacūḍāmaṇi (Il gran gioiello della discriminazione)




Vivekacūḍāmaṇi
(Il gran gioiello della discriminazione)
Edizione: Associazione Ecoculturale Parmenides

(dalla II e III di copertina del testo)

Che cosa intendiamo per realtà? Con quali strumenti o mezzi possiamo raggiungerla? A quali risultati porta la conoscenza della realtà?

L’individuo occidentale interpreta la realtà in base alle forme-immagini che la sua mente crea dietro rappresentazioni sensoriali assai illimitate.

Siamo soliti speculare su ciò che è la nostra particolare immagine-universo, anziché sulla realtà in sé. Il mondo che ci circonda è sempre un mondo rapportato alla nostra interpretazione mentale, basta spostare la focalizzazione e la dimensione ché simile mondo acquisti interpretazione e realtà diverse. Quando un qualunque dato oggettivo cade sotto la nostra percezione sensoriale-mentale, esso viene rapportato e modificato da quella stessa nostra percezione e proiettato come dato reale e assoluto.

In Oriente, ma anche nell’Occidente classico, soprattutto dell’antica Grecia (Pitagora, Parmenide, Platone, Plotino, Neopitagorici e Neoplatonici), in linea strettamente tradizionale, è Reale ciò che non subisce cambiamento e diversificazione, moto e processo, per cui si può definire la Realtà nella sua accezione più profonda: Assoluto. Ciò che non è Assoluto-reale non è altro che fenomeno, apparenza.

Abbiamo parlato di Assoluto, il che equivale a parlare di Metafisica e il Vedānta advaita, di cui il Vivekacūḍāmaṇi segue i princìpi, è metafisica pure perché la sua tematica fondamentale è proprio questa ricerca dell’Assoluto in quanto Reale puro: “Esiste una realtà, un’entità assoluta, la quale è l’eterno sostrato della coscienza differenziata, testimone dei tre stati e distinta dai cinque involucri”.

In questa sua opera Śaṅkara ha dispiegato non solo una metafisica teorico-intuitiva della Realtà, portando un grande contributo al pensiero filosofico umano, ma ha anche concretizzato una strada-sentiero che può essere realizzata e vissuta; infatti nel corso del dialogo Egli tratta dei mezzi o strumenti necessari per penetrare nel mondo delle cause e rompere le catene delle false sovrapposizioni prodotte dall’ignoranza avidyā. Tra questi riveste particolare importanza viveka, la discriminazione o discernimento intellettivo tra il reale e il non reale, che dà il titolo all’opera stessa: “Il gran gioiello della discriminazione”. Un “gioiello” che illumina della sua luce e della sua purezza la nostra coscienza affinché possa vivere la gioia che nasce dal riconoscimento della nostra eternità, compiutezza e pienezza.

Raphael, nella traduzione dal sanscrito, ha avuto cura di restituire ad alcuni termini il significato più aderente alla Tradizione advaita entro cui il Vivekacūḍāmaṇi si colloca (si veda per esempio il capitolo dedicato alla māyā-apparenza) e il suo commento risulta perfettamente adeguato all’importanza della visione advaita di cui chiarisce e sviluppa i punti essenziali per il lettore occidentale.

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