La
Cavalleria Spirituale
Il
tuo Istante è la cosa più importante che hai; occupatene come della cosa più
importante.
(Sulami, pag.54)
Nella sconfinata
letteratura sugli ideali e le forme della Cavalleria medioevale, spicca l’opera
di Sulami (Abd-er-Rahman es Sulami, 937 – 1.021), La Cavalleria Spirituale,
profondamente improntata dalla spiritualità Sufi; opera dedicata ai membri della Futuwwa (Cavalleria), che - in definitiva - non combattono
materialmente la guerra ordinaria, ma sono quelli che combattono la ''grande
guerra santa'' all'interno di se stessi, contro i difetti e le tendenze
individuali e ''separative''.
L’Opera è costruita riportando - in nome di DIO - i precetti essenziali della vita cavalleresca, vero e proprio vademecum comportamentale per il Cavaliere che voglia raggiungere i propri nobiliari obiettivi in perfetto equilibrio fisico, animico e Spirituale.
In questo contesto, Sulami indica una via – reputiamo – semplice, se non addirittura elementare (cercare l’unione e la concordia con gli altri, abbandonare l’orgoglio, amare disinteressatamente, senza pretese e senza risentimenti, essere comprensivi e indulgenti con gli altri e inflessibili con se stessi, …) che, se messa in pratica unicamente con lo scopo di essere in conformità con il Principio, è volta a condurre all’unione con Esso e alla conoscenza per mezzo Suo.
In questo contesto, Sulami indica una via – reputiamo – semplice, se non addirittura elementare (cercare l’unione e la concordia con gli altri, abbandonare l’orgoglio, amare disinteressatamente, senza pretese e senza risentimenti, essere comprensivi e indulgenti con gli altri e inflessibili con se stessi, …) che, se messa in pratica unicamente con lo scopo di essere in conformità con il Principio, è volta a condurre all’unione con Esso e alla conoscenza per mezzo Suo.
Possiamo asserire che i
precetti del Cavalierato Spirituale mirano innanzitutto a concedere la Vera
Libertà: “E’ tipico della cavalleria
essere liberi dai modi di essere (Akwan) e da ciò che essi implicano”
(pag.37).
E ciò attraverso
l’esercizio della Conoscenza: “E’
prerogativa della cavalleria che nell’apprendimento il servitore ricerchi la
conoscenza; che nella conoscenza ricerchi lo svelamento; e che nello svelamento
ricerchi la contemplazione con la realizzazione” (pag.39).
Il tutto animato da una
profonda aspirazione all’Elevazione: “E’
tipico dei cavalieri che il servitore sia consapevole della sua mancanza in
ogni situazione e che non sia mai soddisfatto della condizione in cui si trova;
… finchè per lui non cessi qualisiasi desiderio…” (pag.43)
La distruzione o comunque
il combattimento contro gli idoli operato dal Fata (Cavaliere Sprirituale) rappresenta la distruzione dell’Idolo
di ogni uomo, che è la sua individualità considerata e vissuta come
indipendente dalla sua causa. Quindi il vero Fata è colui che si oppone alle proprie passioni e che si sforza di
agire solo per Dio. Tutte queste caratteristiche rendono il Cavaliere
Spirituale un ricercatore del rapporto diretto e sincero con il Principio,
rapporto che - secondo la Tradizione Sufi - deve per necessità restare nascosto agli altri
uomini. E per questo motivo, la cura dei precetti esteriori è vista come rigorosamente strumentale e orientata alla progressiva purificazione interiore sino alla definitiva elevazione.
Infatti, la Futuwwa (Cavalleria Spirituale), benchè determinata da un certo
tipo di comportamento esteriore, è innanzitutto un metodo di sforzo interiore,
ed è per questo che al termine “cavalleria” aggiungiamo l’aggettivo
“spirituale”. Se non si tratta dell’esaltazione di gesta guerriere compiute sul
campo di battaglia. Esiste comunque una stretta relazione con la guerra intesa
nel suo senso simbolico. Il simbolismo della guerra si incontra in diverse
tradizioni. Lo si trova nel medioevo cristiano, con le imprese cavalleresche, e
lo si trova nella tradizione indù, in particolare, nella Bhagavad-Gita: la battaglia di cui si tratta in questo libro
rappresenta l’azione in maniera del tutto generale, ma in una forma appropriata
alla natura e alla funzione degli Khsatriya,
ai quali il libro è più in particolare destinato. E gli Khsatriya, casta della nobiltà, contraddistinta dall’eroismo, dal
coraggio e dal senso dell’onore, corrispondono esattamente alla nobiltà
cristiana del Medioevo. Il campo in cui essi svolgono la loro battaglia è
l’ambito dell’azione, nel quale l’individuo sviluppa le sue possibilità.
“Si può dire che la ragion d’essere essenziale della guerra, da
qualsiasi punto di vista e in qualunque ambito la si consideri, è quella di far
cessare un disordine e di ristabilire l’ordine; in altri termini, si tratta
dell’unificazione di una molteplicità attraverso l’impiego di mezzi che
appartengono al mondo stesso della molteplicità” (Guenon, “la guerra e la
pace”). Questa unificazione all’interno della Futuwwa, trova la sua esemplificazione esteriore nella ricerca
della concordia e dell’armonia con tutte le creature.
Chi giunge alla
perfezione di questa via ottiene la “Grande Pace” che, secondo il Guenon, è
veramente “la presenza divina” (Es-Sakinah),
l’immanenza della Divinità nel punto che è il Centro del Mondo;
identificandosi, in virtù della sua unificazione nell’Unità principale stessa,
egli vede l’unità in tutte le cose e tutte le cose nell’Unità, nell’assoluta
simultaneità dell’Etrerno Presente.
Anzi, a proposito
dell’Eterno Presente, nel testo, alla domanda “Quando il Discepolo si sbarazza della sua Anima?” il Maestro
risponde: “Quando non vede per sé altro
oltre all’Istante in cui si trova” (pag.12).
Potremmo asserire, a
questo punto, che chi è giunto al termine di questa via è giunto alla “verità
immutabile”; “il segno esteriore di questo stato interiore è
l’imperturbabilità; non quella del valoroso che per amore della gloria si getta
da solo contro un esercito schierato in battaglia, ma quella dello spirito che,
superiore al cielo, alla terra, a tutti gli esseri, abita in un corpo al quale
non tiene, non fa caso alcuno alle immagini che i sensi gli forniscono, conosce
tutto per conoscenza globale nella sua unità immobile” (Chuang-Tzu,
cap.V).
E' peculiare della cavalleria portare a termine l'Opera che si è cominciata... (pag.51)
Uber
Eques a Zelante
Uber
Eques a Zelante
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