Teorema
di Pitagora
Il Tempio nell’Uomo
In ogni
triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è equivalente alla
somma dei quadrati costruiti sui cateti.
Pertanto: in
ogni triangolo rettangolo, grande, piccolo, con i cateti uguali, con i cateti
di lunghezza molto diversa, sempre si verifica il fatto che il quadrato costruito
sull’ipotenusa ha la stessa area della somma delle aree degli altri due. Sempre.
Nel
corso della storia della scienza si contano innumerevoli dimostrazioni del
Teorema, dalle più complesse a quelle più semplici ed intuitive[1].
Tuttavia,
rispetto alle interpretazioni prettamente lineari e matematiche del teorema
(essoteriche), se ne possono ricavare altre ben più profonde e cariche di
significato (esoteriche).
In
ogni caso, il Teorema si attiene in entrambi gli ambiti al principio basilare per
il quale il numero è un aspetto prettamente operativo:
dà al geometra gli strumenti per misurare e organizzare gli spazi fisici;
all’architetto le regole per erigere cattedrali; al filosofo i passi operativi in base ai quali conseguire
superiori livelli di conoscenza e consapevolezza.
Per
Pitagora il numero non è solo un'entità aritmetica quantitativa, ma anche un
principio metafisico-qualitativo: è una fase armonica, che induce armonia,
regolando come legge assoluta l'universo e quanto in esso si manifesta. E’
nell’Armonia che si conciliano tutti gli "opposti", che incontriamo
ovunque e che si configurano proprio come opposizioni numerali (come essere di
fronte ad un immenso pavimento a scacchi che avvolge il Tutto)[2]. Così
l'armonia in cui i contrasti si annullano, elimina l’impatto dei pluralismi degli
opposti, in un processo iterativo di “riassorbimento” della dualità,
trascendendo ogni coppia.
In tale contesto, i
principali connotati simbolico-analogici del Teorema si possono così riassumere:
1.
l’angolo retto: il Metodo
(Rigore
nell’approccio)
2. l’elevazione a potenza: l’Obiettivo (Aspirazione alla trascendenza)
3.
l’ipotenusa: la Via (Discernimento
tra ciò che è vero e ciò che non lo è)
In particolare:
1. l’angolo retto (Rigore nell’approccio): per Pitagora, il triangolo era la prima concezione della divinità manifesta: la sua vera immagine (Padre-Madre-Figlio). Sintesi di tre componenti: quella intellettiva, quella materiale e quella che risulta da entrambe, che i Greci chiamavano “Cosmo”. Platone chiama la componente intellettiva Idea, Paradigma e Padre; quella materiale Madre e Nutrice, sede e luogo della generazione; e ciò che deriva da essi Generazione[3].
In tale contesto, l’angolo a squadra era per i latini “norma”,
regola e modello di generazione e costruzione concreta (per lo spazio come per
lo Spirito). La squadra traccia angoli e perpendicolari e riproduce così i
grandi assi del mondo. A partire da tali assi ciascuno può orientare la propria
coscienza e le proprie azioni.
La squadra simboleggia la materia, ma
permette anche di ordinarla e di rettificarla, con il rigore dell’approccio, s’intende.[4]
2. l’elevazione a potenza (Aspirazione
all’obiettivo): l'operazione di elevazione a potenza è
una moltiplicazione di moltiplicazioni: un operatore che si applica poi su un
singolo Numero.
L'elevazione a potenza è, dunque, da un
lato, un Passaggio vero e proprio e, dall’altro, una possibilità individuale e
personale.
Una volta acquisita la Consapevolezza
(attraverso le Operazioni aritmetiche di base, “trattate” con il rigore
dell’angolo retto), si ha in sè la Potenza per affrontare il Passaggio, che
quindi può avvenire naturalmente.
Possiamo asserire che i quadrati di un
numero indicano la completezza, la sua elevazione indicherebbe dunque la
completezza raggiunta su quel determinato Piano; questo implica che si è in
grado di passare dal Piano Manifesto a quello dell’Essenza (Essenziale).
3. l’ipotenusa (Discernimento e
sintesi): come determinare l’elevazione di piano? Come
concretizzarla? la squadra indica chiaramente che ciò avviene attraverso la
mediazione tra gli opposti (apparenti), mediazione simboleggiata dall'ipotenusa
che collega e trascende i due bracci perpendicolari. La presenza dell’ipotenusa
sta dunque ad indicare che quello che conta fondamentalmente è la mediazione
tra i due opposti, per pervenire dal due all’Uno trascendendo gli opposti e
così, progressivamente, costruire la propria consapevolezza coscienziale.
* *
*
Focalizzandoci sulla
terna pitagorica di base (3, 4, 5) e considerando che per i pitagorici i numeri
dispari erano “perfetti” e i pari erano “imperfetti”, costruiamo un triangolo
rettangolo di cateto verticale 3 e cateto orizzontale 4, dove l’ipotenusa che
unisce obliquamente i due cateti avrà come valore numerico 5.[5]
Pertanto, dal punto di vista esoterico:
- il cateto verticale di valore 3
(numero dispari perfetto) si riferisce ai tre aspetti verticali del divino: Volontà, Intelligenza ed Amore. Per i
Graci questo è il primo numero che “ha in sé il Principio (1), il Mezzo (2) e
il Fine (3)”
- il cateto orizzontale di valore 4
(pari e imperfetto) si riferisce ai quattro
elementi della materia e che qualificano l’aspetto delle forme materiali
necessariamente imperfette: aria, terra, fuoco, acqua
- l’ipotenusa, infine, di valore 5
(dispari e perfetto) è l’aspetto Coscienza
che unisce e fonde in sé l’aspetto divino con quello materiale quando tutti
gli aspetti, Divino, materiale e coscienziale, sono elevati (sintonizzati) alla
potenza (quadrato) del Piano Divino in manifestazione.
In
conclusione, il teorema di Pitagora potrebbe essere la sintesi estrema del
processo aspirazionale della Manifestazione (elevazione a potenza) là dove:
quando la coscienza dell’essere umano (5) eleva la sua frequenza fino ad
identificarsi con l’Armonia Universale (25) arriva a sintetizzare la dualità
degli opposti in manifestazione (4, 3), elevandosi a sintesi estrema ed
armonica, che il ramo orientale della Tradizione chiamerebbe Sat
Cit Ananda (Puro Essere-Verità, Pura Consapevolezza, Pura Gioia).
Il
5 è proprio il numero connesso all’essere umano; ad indicare
che suo è il compito
di
riunire entro di sé, per mezzo
della Consapevolezza, il cielo
e la terra, lo Spirito
e la materia, la
causa e l’effetto,
l’intento e la forma, pervenendo così al significato recondito della Creazione.

Uber
Eques a Zelante
[1]
Tra quelle più immediate e
diffuse si rinvia alla dimostrazione Euclidea del confronto geometrico-visivo.
[2]
Questa "dottrina degli
opposti" è fondamentale per i pitagorici. Essi ne individuarono dieci
coppie, videro che i due membri costituenti non erano perfettamente uguali e
stabilirono che l'ordine dell'universo veniva assicurato da "l'Armonia"
che, sotto l'aspetto cosmogonico era l'armonia delle sfere celesti ruotanti
attorno al "fuoco centrale", mentre sotto l'aspetto etico era
"l'Anima", forza unificatrice e ordinatrice delle discordanze della
materia corporea.
[3] Platone, “Repubblica”, 546 d
[4] Interessante come il teorema di Pitagora, e in particolare la terna
pitagorica 3-4-5, venga proposto dal matematico ed architetto arabo Abu-l-Wafa
(940-997) come metodo tradizionalmente noto agli artigiani della sua epoca per
la costruzione del suo attrezzo di lavoro indispensabile: la squadra. "Tra tali
metodi, quello che egli attribuisce agli artigiani e che sembra essere stato in
uso fin dall'Antichità, si basa sul teorema di Pitagora (si traccia con il
compasso un segmento lungo 3 unità su un lato della squadra, uno lungo 4
sull'altro lato e si verifica che la retta che unisce gli estremi sia lunga 5);
ritroveremo questo metodo di verifica della perpendicolarità basato sul calcolo
in tutti i trattati di geometria pratica" “Geometria pratica”, in
Storia della Scienza, Enciclopedia Treccani, 2002
[5] Infatti 3 al quadrato = 9. 4 al quadrato = 16. 16+9 = 25. La (radice
quadrata) √25 = 5. Dunque 3 al quadrato + 4 al quadrato = 5 al quadrato.
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